mercoledì 7 marzo 2012

''Stolen'' il resoconto sulla schiavitù nei campi del Polisario proiettata di nuovo a New York




''Stolen'' il resoconto sulla schiavitù nei campi del Polisario proiettata di nuovo a New York 07/03/2012











Il documentario ''Stolen'', che è stato coprodotto nel 2009 con l'Australo-boliviana, Violeta Ayala, e l'australiana Dan Fallshaw, un'opera che riferisce in 78 minuti il vissuto di Fatim Salam, giovane schiavo nei campi del Polisario a Tindouf che trova la sua madre M'barka, dopo tre decenni di separazione, è stato proiettato, lunedì sera, a New York.


Nonostante le pressioni esercitate dal Polisario, nell'aprile 2010, per la deprogrammazzione del documentario, la pellicola era stata proiettata al Lincoln Centro, un'istituzione delle arti e dello spettacolo, fra le più prestigiose negli Stati Uniti, in occasione della 18esima edizione del festival della pellicola africana di New York (NYAFF), nel quadro della sua tematica ''diritto dell'uomo''.


''Come si può invocare la cultura per spiegare pratiche schiavisti'', ha ritenuto Julie H., universitario a Manhattan collegio, per che è un problema che sfida l'ONU. Persone ''sono perseguitate e vivono pratiche supposte passate.



Questo è un danno ai diritti dell'uomo'', ha collegato Mary R., in occasione di un dibattito in videoconferenza con i regista.






Partiti per indagare sulle condizioni di vita dei Sahraoui nei campi di Tindouf, Violeta Ayala e Dan Fallshaw scoprono per occasione un esempio di schiavitù moderna e decidono di testimoniare.






Questa pellicola è ''prova bollente di confisca umana ed di ciò che l'uomo può fare contro il suo simile'', ha detto Hellura Lyle, curatore che ha scelto di programmarlo come documentario del mese ''al Maysles'' cinema, nome eponyme dei regisata famosi americani, i fratelli Albert e David Maysles che hanno firmato la pellicola famosa ''Grey Garden'' (1976).






''Era interessante organizzare uno scambio - nel quadro ''di doc. Watchers'', tribuna/dibattito mensile, tra i regista e gli spettatori attorno a questa tematica, ha sottolineato Hellura Lyle per che è ''una responsabilità morale'' che di denunciare queste ''pratiche di un altra età''.






“È una società dove i vuoti ed i neri sono distinti. Non vedrete mai gente di colori collegata a vuoti„, sottolineate Violeta Ayala. È questo punto che li ha intrigati, quando la maestra di Fétim, Deido, una donna imponente bianca era presentata come la sua madre.






La sola soddisfazione, per loro, sarà stata di avere permesso a Fétim, attraverso ''la nostra insistenza presso le Nazioni Unite di rivedere la sua madre biologica, dopo oltre 30 anni''.






Coscienti ''dei disinganni„ che il documentario ha potuto creare a questa giovane donna, si attengono al loro obiettivo quello ''di denunciare la tratta degli schiavi e fare conoscere al mondo che esiste ancora la tratta dei neri, esseri umani. Poiché Fétim, non è il solo schiavo nei campi'', insiste.






''Sono completamente sottoposti, battuti, i loro nomi sono cambiati, possono sposarsi soltanto con l'accordo dei loro padroni e richiedono documenti di essere dichiarati liberi'', indicano Violeta Ayala. È ovvio, aumenta Dan, che queste persone sono ''prigioniere in una società in cui la schiavitù è un'istituzione, una pratica che si pensava passata, 200 anni fa''.






Da Oslo, dove si trovano per la produzione di una nuova pellicola, i regista spiegano che oltre 3 anni, 70 festival e 12 prezzi più tardi, ed il documentario fanno sempre rumore, e sono oggetto di discussione ed a volte di censura.






Infatti, nell'aprile 2010 e nonostante le pressioni esercitate dal polisario per la deprogrammazzione del documentario, la pellicola è stata proiettata al Lincoln Centre, un'istituzione delle arti e dello spettacolo, fra le più prestigiose negli Stati Uniti, in occasione della 18esima edizione del festival della pellicola africana di New York (NYAFF), nel quadro della sua tematica ''diritto dell'uomo''.






''È un messaggio forte che proviamo a passare attraverso questo documentario'', avevano allora indicato alla MAP, Mahen Bonetti, fondatrice e direttore del NYAFF.










Ma se Polisario non ha attuato con successo a deprogrammare il documentario del festival di New York, ''ha colpito molto in Svezia'', un paese tuttavia universalmente riconosciuto come ''campione della libertà d'espressione! '', dice Ayala. Previsto per passare alla televisione pubblica svedese ''UR'', in marzo scorso, è stato ritirato in-extremis.






Ragione invocata: Fétim lo schiavo nero, eroina della pellicola, non è d'accordo. Tuttavia si stupisce, Violeta, hanno avuto tutto il tempo per decidere. I diritti sono stati comperati, più di un anno fa, è stato adattato alla televisione, tradotto verso lo Svedese, è oggetto di pubblicità.






E quindi, più nulla! Tuttavia ''molte persone di colore nella pellicola vogliono che le loro voci siano intese'', ha fatto osservare la signora Ayala, che si proibisce ''di ridurre al silenzio'' tutte queste voci.






Una soddisfazione, tuttavia, i prezzi multipli raccolti, in particolare una menzione speciale a festival di Toronto (Canada) ed il prezzo del migliore documentario del festival panafricano di Los Angeles, in Nigeria nel 2010 (Africa International Film festival), a Anchorage (Alaska), al Montenegro, Portorico, equador, in Nuova Zelanda, ed in Polonia.




 

Fonti:



Il portale politico del Sahara occidentale:

www.corcas.com

Il portale del Sahara occidentale:

www.sahara-online.net

Il portale della cultura hassani:

www.sahara-culture.com

Il portale dello sviluppo economico nelle regione del sahara occidentale:

www.sahara-developpement.com

Il portale dello sviluppo sociale nelle regione del sahara occidentale:

www.sahara-social.com

Il portale delle città del sahara occidentale:

www.sahara-villes.com













































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